Da ambulante che vendeva fazzolettini agli
aspiranti 'dottori' davanti all'ateneo torinese a laureato in
Ingegneria. E' la storia di Rachid, "marocchino piemontese" che a
Torino, dopo aver venduto per vivere fazzoletti e accendini per le
strade del capoluogo subalpino come i suoi fratelli immigrati dal
Marocco, ha discusso al Politecnico la sua tesi in Ingegneria civile.
Per anni con i tre fratelli marocchini ha smerciato fazzolettini e sciarpe ai cancelli dell'Università e davanti ai cinema torinesi. Intanto studiava in silenzio e stamane ha discusso al Politecnico la sua tesi in Ingegneria civile. "Ma da domani torno in strada a vendere: anche con il titolo di studio non lascio il mio lavoro"
Dagli accendini alla laurea. Rachid Khadiri Abdelmoula è uno dei personaggi più noti del mondo universitario torinese e da oggi può fregiarsi del titolo di dottore in Ingegneria Civile.
Chiunque, dal 1998 in poi, sia passato da Palazzo Nuovo almeno una volta l'ha certamente incontrato. Chi frequenti i cinema torinesi non può non aver comprato un accendino o una sciarpa da lui: quando arrivò dodicenne a Torino, vestiva sempre con un parka e il cappuccio in testa ed era piuttosto silenzioso, ma con gli anni è diventato sempre più loquace. Chi però non lo conoscesse di persona sicuramente conosce suo fratello, Said. Il marocchino piemontese che della conoscenza del dialetto sabaudo ha fatto motivo di vanto e segno distintivo: "Ciau, mè amis - è una delle sue frasi più famose - cata 'n fassolèt...".
Rachid è cresciuto assieme ai suoi fratelli, Said e Abdul, tra le aule e i gradoni (ormai scomparsi) della sede delle facoltà umanistiche, vendendo fazzoletti e ascoltando le storie di molti studenti universitari torinesi (può forse vantarsi di conoscerne di più di molti docenti), ma nel frattempo - non raccontandolo quasi a nessuno - studiava. E dopo aver imparato la lingua ed essersi anche diplomato, ha scelto l'avventura al Politecnico.
Questa mattina ha discusso una tesi su "Il grafene e le sue potenzialità" che spiega essere: "Un materiale nuovo, scoperto qualche anno fa e che è valso il Nobel a due ricercatori, la mia tesi è tutta attorno alle sue caratteristiche". La laurea di oggi è il coronamento di un progetto di vita in cui il supporto della sua famiglia, e di molti torinesi, è stato fondamentale: "Sono molto contento - ha detto Rachid - In un certo senso è un sollievo". Per festeggiare però "aspetto la proclamazione di domani mattina. Anche se il più ormai è fatto". Da domani pomeriggio tornerà a girare tra i tavolini dei bar del centro "perché nonostante la laurea per ora di abbandonare il lavoro non se ne parla"
.Le foto dell'ingegner Rachid
(dalla Republica)
Per anni con i tre fratelli marocchini ha smerciato fazzolettini e sciarpe ai cancelli dell'Università e davanti ai cinema torinesi. Intanto studiava in silenzio e stamane ha discusso al Politecnico la sua tesi in Ingegneria civile. "Ma da domani torno in strada a vendere: anche con il titolo di studio non lascio il mio lavoro"
Dagli accendini alla laurea. Rachid Khadiri Abdelmoula è uno dei personaggi più noti del mondo universitario torinese e da oggi può fregiarsi del titolo di dottore in Ingegneria Civile.
Chiunque, dal 1998 in poi, sia passato da Palazzo Nuovo almeno una volta l'ha certamente incontrato. Chi frequenti i cinema torinesi non può non aver comprato un accendino o una sciarpa da lui: quando arrivò dodicenne a Torino, vestiva sempre con un parka e il cappuccio in testa ed era piuttosto silenzioso, ma con gli anni è diventato sempre più loquace. Chi però non lo conoscesse di persona sicuramente conosce suo fratello, Said. Il marocchino piemontese che della conoscenza del dialetto sabaudo ha fatto motivo di vanto e segno distintivo: "Ciau, mè amis - è una delle sue frasi più famose - cata 'n fassolèt...".
Rachid è cresciuto assieme ai suoi fratelli, Said e Abdul, tra le aule e i gradoni (ormai scomparsi) della sede delle facoltà umanistiche, vendendo fazzoletti e ascoltando le storie di molti studenti universitari torinesi (può forse vantarsi di conoscerne di più di molti docenti), ma nel frattempo - non raccontandolo quasi a nessuno - studiava. E dopo aver imparato la lingua ed essersi anche diplomato, ha scelto l'avventura al Politecnico.
Questa mattina ha discusso una tesi su "Il grafene e le sue potenzialità" che spiega essere: "Un materiale nuovo, scoperto qualche anno fa e che è valso il Nobel a due ricercatori, la mia tesi è tutta attorno alle sue caratteristiche". La laurea di oggi è il coronamento di un progetto di vita in cui il supporto della sua famiglia, e di molti torinesi, è stato fondamentale: "Sono molto contento - ha detto Rachid - In un certo senso è un sollievo". Per festeggiare però "aspetto la proclamazione di domani mattina. Anche se il più ormai è fatto". Da domani pomeriggio tornerà a girare tra i tavolini dei bar del centro "perché nonostante la laurea per ora di abbandonare il lavoro non se ne parla"
.Le foto dell'ingegner Rachid
(dalla Republica)