"All'Italia manca la grinta e il coraggio di rompere gli schemi, più in generale di fidarsi e investire sui giovani" riconosce questa esperta che lavora in un team di strategia per una banca internazionale
Dove e per quanto tempo è stata all’estero?
«Erasmus a Vienna e uno stage a Londra, poi il master di due anni negli Stati Uniti, infine nel 2005 sono partita per Londra, dove ho vissuto per oltre sei anni»
Ha scelto lei di partire o è stata in qualche modo costretta?
«La scelta di partire è stata per la verità non mia: ero in un team a Milano nei mercati finanziari e mi hanno chiesto di trasferirmi a Londra. All'inizio non ero molto entusiasta dell'idea, poi mi sono convinta»
Cosa ha guadagnato partendo?
«Dal punto di vista professionale ho potuto misurarmi con un ambiente molto stimolante. Sul piano personale, Londra ha tanto da offrire in ogni ambito di interesse del tempo libero e poi è facile ritrovarsi con amici internazionali: ho guadagnato moltissimo in termini di esperienza di vita»
Cosa ha perso partendo?
«Non credo molto, dato che nel mio settore a Londra le possibilità si moltiplicano rispetto a Milano. Dal punto di vista professionale logicamente ho avuto meno sott’occhio il settore italiano. Inoltre riguardo i contatti professionali, il cosidetto networking, la distanza richiede di focalizzarsi e molti contatti si possono coltivare solo quando si vive e lavora in un posto»
La prima cosa che ha messo in valigia partendo?
«Direi molta speranza per la nuova avventura, e qualche timore sul fatto che sarei riuscita a integrarmi»
La prima cosa che ha messo in valigia rientrando?
«Le stesse cose di quando sono partita e in più la paura di sentirmi un po' straniera in patria»
Cosa ha lasciato a casa?
«La malinconia del distacco, da cui noi italiani facilmente ci facciamo prendere»
Cosa ha lasciato all’estero?
«Spero di aver lasciato porte aperte: non si sa mai»
Cosa manca all’Italia?
«Come sistema Paese, negli ultimi anni direi la grinta e il coraggio di rompere gli schemi, più in generale di fidarsi e investire sui giovani, e di iniziare a correre sul serio verso nuovi orizzonti. C'è una tendenza ad adagiarsi sugli allori o compiacersi del passato e manca forse un po' di ottimismo».
Cosa ha in più l’Italia?
«Gli italiani! Che sono persone calorose e generose, oltre che estrose. Sono le qualità che da quando sono rientrata ho il piacere di riscontrare ogni giorno»
Com’è stato il rientro?
«Molto bello per ora»
Lo rifarebbe?
«Sì. Sia partire, che consiglio a tutti perché secondo me un'esperienza all'estero aiuta a vedere se stessi in prospettiva e a diventare più oggettivi sulle proprie capacità, sia tornare»
Dove e per quanto tempo è stata all’estero?
«Erasmus a Vienna e uno stage a Londra, poi il master di due anni negli Stati Uniti, infine nel 2005 sono partita per Londra, dove ho vissuto per oltre sei anni»
Ha scelto lei di partire o è stata in qualche modo costretta?
«La scelta di partire è stata per la verità non mia: ero in un team a Milano nei mercati finanziari e mi hanno chiesto di trasferirmi a Londra. All'inizio non ero molto entusiasta dell'idea, poi mi sono convinta»
Cosa ha guadagnato partendo?
«Dal punto di vista professionale ho potuto misurarmi con un ambiente molto stimolante. Sul piano personale, Londra ha tanto da offrire in ogni ambito di interesse del tempo libero e poi è facile ritrovarsi con amici internazionali: ho guadagnato moltissimo in termini di esperienza di vita»
Cosa ha perso partendo?
«Non credo molto, dato che nel mio settore a Londra le possibilità si moltiplicano rispetto a Milano. Dal punto di vista professionale logicamente ho avuto meno sott’occhio il settore italiano. Inoltre riguardo i contatti professionali, il cosidetto networking, la distanza richiede di focalizzarsi e molti contatti si possono coltivare solo quando si vive e lavora in un posto»
La prima cosa che ha messo in valigia partendo?
«Direi molta speranza per la nuova avventura, e qualche timore sul fatto che sarei riuscita a integrarmi»
La prima cosa che ha messo in valigia rientrando?
«Le stesse cose di quando sono partita e in più la paura di sentirmi un po' straniera in patria»
Cosa ha lasciato a casa?
«La malinconia del distacco, da cui noi italiani facilmente ci facciamo prendere»
Cosa ha lasciato all’estero?
«Spero di aver lasciato porte aperte: non si sa mai»
Cosa manca all’Italia?
«Come sistema Paese, negli ultimi anni direi la grinta e il coraggio di rompere gli schemi, più in generale di fidarsi e investire sui giovani, e di iniziare a correre sul serio verso nuovi orizzonti. C'è una tendenza ad adagiarsi sugli allori o compiacersi del passato e manca forse un po' di ottimismo».
Cosa ha in più l’Italia?
«Gli italiani! Che sono persone calorose e generose, oltre che estrose. Sono le qualità che da quando sono rientrata ho il piacere di riscontrare ogni giorno»
Com’è stato il rientro?
«Molto bello per ora»
Lo rifarebbe?
«Sì. Sia partire, che consiglio a tutti perché secondo me un'esperienza all'estero aiuta a vedere se stessi in prospettiva e a diventare più oggettivi sulle proprie capacità, sia tornare»